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Perché visitare il quartiere Comasina, vi chiederete. La verità è che la Comasina è uno dei tanti, troppi, quartieri dimenticati, in cui nessun turista si ferma e di cui si parla solo in seguito ad un fatto eclatante, come la sparatoria dello scorso anno. Spesso viaggiando ci si muove in percorsi turistici precisi, disegnati seguendo il profilo della magnificenza e della bellezza del luogo in oggetto per restituirne l’immagine migliore. Viaggiare però significa anche saper uscire dai sentieri battuti o, quantomeno, interessarsi a cosa c’è al di fuori di essi. Nel nostro blog trovate spesso articoli di questo tipo, incuneati su un aspetto dimenticato, una piaga sociale o un problema che il turismo nemmeno sfiora. Oggi ho deciso di portarvi nel quartiere in cui sono cresciuta, per sfatarne i miti e pregiudizi e per mostrarvi che anche la vita ordinaria vissuta negli angoli meno noti ha diritto di essere letta, visitata e conosciuta. Pronti a fare questo viaggio?

Chiesa della Comasina

Comasina : home sweet home

Sono nata e cresciuta in Comasina e ne vado fiera. Discendo da due famiglie di italiani immigrati all’estero e poi costretti al rimpatrio con tutti i disagi del caso, povertà, precarietà e discrimine. Mia nonna, nata in Alessandria, veniva chiamata “l’araba” dai nuovi vicini e ancora oggi se desidera parlare in Arabo con un conoscente si guarda intorno per paura di essere redarguita da qualche lingua biforcuta e troppo razzista per accettare la natura multietnica della Comasina. Ho imparato ad andare in bici nel cortile del mio palazzo. Ricordo che il terreno era coperto da una massa informe di asfalto mal piallato che ci regalava salti improvvisi e sbucciature brucianti. Quell’asfalto poteva strapparci via interi strati di pelle e rivelare la carne con un semplice strusciata poco oculata da quanto era grezza la sua composizione. Sono andata a scuola in Comasina, al liceo. I miei primi amici erano quasi tutti della Comasina e abitavano in zone diverse del quartiere. Qualcuno nelle villette al piano terra della via Forni e qualcun’ altro nei bilocali delle case popolari. Ci torno spesso e di solito è il primo luogo che vediamo dopo un viaggio. Usciamo dalla tangenziale e siamo arrivati, citofoniamo e i miei ci accolgono felici di vederci ancora una volta tutti interi, o quasi. Ho dato lezioni private in Comasina, percorrendola a piedi e perdendomi ogni volta nel tentativo di identificare il giusto palazzo in quella fortezza labirintica delle case popolari. Se non abiti in uno di quei palazzi nemmeno Google maps può aiutarti. Servono un senso dell’orientamento complesso, allenato da una vita tra i palazzi e un occhio ormai abituato a riconoscere dettagli come il balcone con i cd appesi, la porta sbeccata, i Chihuahua indemoniati che abitano nel palazzo che devo raggiungere.

Via Spadini Milano

Comasina dove si trova

Su Wikipedia ne  trovate l’ubicazione e la descrizione esatta di “un quartiere della periferia di Milano, a 6 km a nord del centro della città”. Nonostante persino Wikipedia, il Catasto e il Comune riconoscano la sua appartenenza a Milano, nel corso della vita ho perso il conto delle persone che, per quel modo di scherzare molto elitaristico, ci hanno tenuto a dirmi che in fin dei conti la Comasina non fa parte di Milano. Che ad alcuni Milanesi piaccia o no, la Comasina è Milano, riposa tra Affori, Bruzzano e Novate Milanese, non lontano da Quarto Oggiaro, al confine con Cormano.

Comasina Milano Mappa

Comasina metro m3

Raggiungere la Comasina è ormai davvero semplice, vi basterà salire sulla metro gialla, la M3, e percorrere all’inverso la tratta turistica fino al capolinea Comasina. Quando ero più piccola la mia migliore amica ed io solevamo camminare fino in piazzale Maciachini per salire sulla Metro che ci avrebbe portate in Duomo. Quando eravamo di fretta, saltavamo sulla 41, sulla 70 qualora fossimo partite dal suo quartiere, Bruzzano. Il 26 Marzo 2011, dopo ventuno anni dall’apertura del corpo principale della Metro di Milano, è stata inaugurata la fermata che ha connesso il mio quartiere al cuore di Milano, bastano ormai 12 minuti per essere sotto il Duomo ad osservare la magnificenza dell’architettura gotica. I collegamenti di prima erano lenti e credetemi, decisamente imprecisi, al punto da mettere a repentaglio la buona riuscita di una bigiata.

Cos’è la Comasina?

La Comasina non è una cosa, ma uno stile di vita. Questo vi risponderebbero alcuni abitanti della zona. Accade spesso che nei quartieri periferici nasca una sorta di orgoglio comunitario, quasi una reazione alla memoria debole del centro città o, peggio, al disprezzo di alcuni. La Comasina è un quartiere, progettato negli anni cinquanta con l’obiettivo di renderla un’avanguardia autosufficiente.

Il quartiere Comasina è, dal punto di vista quantitativo, la più importante realizzazione dello IACP di Milano

“Le consistenti dimensioni – ottantaquattro edifici e undicimila vani – lo resero «la maggiore realizzazione non solo dello IACP di Milano ma di tutti gli istituti d’Italia» e un caposaldo nella panorama dei quartiere autosufficienti.

Il primo progetto, curato dall’architetto-ingegnere Irenio Diotallevi, prevedeva quattro nuclei insediativi organizzati intorno ad un luogo di centralità destinato ad attrezzature collettive. I corpi di fabbrica erano costituiti da edifici alti di grandi dimensioni che configuravano un insediamento ordinato.

Le elaborazioni successive, posteriori alla scomparsa di Irenio Diotallevi, portarono ad un’organizzazione in quattro ambiti insediativi separati dai percorsi stradali di penetrazione: il più grande, delimitato dalle vie Val Sabbia, Spadini, Teano, Comasina, Madre Merloni Clelia ed Esculapio, contiene un nucleo di centralità costituito da un chiesa a pianta centrale, da uno spazio conformato a corte aperta delimitato da edifici bassi destinati a servizi commerciali e ricreativi e da una casa alta, nonché dalle scuole primarie.” [1]

saracinesca Comasina

Dall’autosufficienza alla segregazione

Ed eccola oggi, la figlia di quel progetto di autosufficienza. La struttura della Comasina la rende simile ad un piccolo paese, chiacchiere e voci di corridoio comprese. Si va al mercato del Sabato e si incontrano le stesse persone con cui si ha trascorso la vita. I compagni di scuola diventano vicini di casa. Per quanto magnifico in potenza, l’obiettivo di renderla autosufficiente, complici una mala inclusione, l’assenza di cura da parte del comune negli anni sospetti e la presenza di gruppi criminali, ha finito per isolarla e segregarla, quasi fosse un piccolo cosmo a parte.

La sostanza della Comasina 

La Comasina è un quartiere nato sull’immigrazione meridionale prima e su quella dal resto del mondo poi. La Comasina è un quartiere multietnico dove dominano ancora molti, troppi a mio parere, razzismi. Se dovessi darle una definizione, da piccola patriota emigrata in un altro quartiere e cittadina del mondo, la definirei una comunità. è una comunità molto unita, ma frammentata, con tutti i suoi pro e i contro, in cui sopravvivono gesti solidali e atti discriminatori. In Comasina non sei mai solo, sei sempre coperto da qualcuno a meno che non sia tu ad avere un problema con loro.

Quello che si crede di sapere sulla Comasina

In riferimento alla Comasina sono diffusi parecchi luoghi comuni, alcuni fondati ed attuali, altri fasulli o anacronistici. Se vi chiedessi di pensare alle prime cose che vi vengono in mente sulla parola Comasina, cosa rispondereste? Secondo i trend di ricerca state pensando ad un piccolo elenco comprendente “la Banda della Comasina“, “Vallanzasca“, “spaccio”, “Mcdonald Comasina“, “Parcheggio Comasina“, “ma siamo sicuri che sia Milano?“, ” Centro Commerciale Metropoli.” In sostanza, per molti outsider questo quartiere è un mezzo per entrare a Milano posteggiando la macchina vicino alla fermata della metro, in quell’ecomostro osceno che ha coperto un campo verde e spazzato via l’autolavaggio dove la domenica accompagnavo mio papà a lavare l’auto, un luogo in cui trovare ben due McDonald, un passaggio per raggiungere il Metropoli, la casa del mitizzato Vallanzasca e un quartiere ancora abbastanza pericoloso da dover essere evitato. Sono pensieri che appaiono davvero superficiali, ma non pensate che siano estesi solo alla Comasina. In tutto il mondo funziona così, si assumono poche conoscenze reali e si giudica e seleziona in modo da non rischiare di incappare in qualcosa di reale, brutto o disturbante durante le ferie. Da buoni viaggiatori sostenibili ci teniamo a raccontarvi, tutto, persino quel Vallanzasca che secondo alcuni è assurto al pantheon dei criminali mitici.

via spadini comasina

La Banda della Comasina

Milano, anni 70. La città è sempre in moto, frenetica, si ribella, manifesta.I ragazzi vanno all’Università e si radunano nei collettivi per parlare di giustizia sociale, della DC che non molla la poltrona, dei gruppi che ancora si dichiarano fascisti e di Marx, della salvezza collettiva riposta nelle idee e nelle teorie di quest’uomo.

Esplodono le bombe e nascono le bande. Nella città le differenze sociali sono abissali, i quartieri della periferia vomitano disperazione e frustrazione per tutto quel bene che sembra sempre così vicino, ma  che rimane inaccessibile. Sono gli anni in cui gli italiani rientrati dall’Egitto soffrono per la casa perduta e il rifiuto di quella che un tempo, tra le polveri del Cairo, sembrava la patria. Nelle periferie si ammassano gli immigrati,da ogni dove, in case strette ed anguste, in luoghi in cui spesso mancano servizi sociali adeguati. Il gruppo delinquenziale “Banda della Comasina”, nasce proprio qui, tra le vie curve e i prati verdi, sotto l’egida di Renato Vallanzasca.

Vallanzasca Comasina

Vallanzasca

Nel 1950, a Lambrate, nasce Renato Vallanzasca, battezzato con il cognome della madre perché il padre era già sposato e genitore di altri bambini. La collezione di crimini commessi da Vallanzasca principia quando questi ha appena 8 anni con il tentativo di liberare la tigre di un circo, cosa che gli costa un arresto e la detenzione presso il carcere minorile Beccaria. Il bambino viene quindi affidato alla prima moglie del padre e per tutta l’adolescenza vivrà nel quartiere Giambellino, frequentando una scuola di ragioneria in zona Centrale. Nonostante il trasferimento e la scuola, Vallanzasca, organizza la sua piccola baby gang attiva nella zona del Giambellino. La sua evoluzione criminale lo porta ad avere contatti precocissimi con la ligerala leggera,l’organizzaizone criminale Milanese soppiantata poi dall’arrivo delle organizzazioni del sud Italia. Le regole del vecchio sistema criminale gli stanno strette, lo soffocano al punto da spingerlo a creare il più attivo gruppo criminale della città di Milano.

Il bel Renè

Gli anni 70 sono costellati di rapine e furti che arricchiscono le tasche di Vallanzasca, soprannominato il bel Renè per l’attenzione al vestiario e l’aspetto fisico. Nel ’72 il primo arresto lo porta a trascorrere quattro anni in ben 36 istituti diversi. Vallanzasca ha un solo obiettivo: evadere, ragion per cui fomenta e sollecita ogni sommossa carceraria, si infila in ogni pestaggio e in ogni rissa possibili. L’evasione è il suo chiodo fisso al punto da spingerlo a iniettarsi urina, ingerire uova marce e inalare gas propano per causarsi l’epatite. Il ricovero ospedaliero gli fornisce l’occasione per fuggire. Da latitante organizza oltre 70 rapine e i quattro rapimenti che riportano il nome della Banda di Comasina sulle prime pagine dei quotidiani. Il più celebre è quello di Emanuela Trapani, liberata dopo un mese e mezzo previo riscatto di un miliardo di lire. Un mese dopo il rilascio della ragazza Vallanzasca prende parte ad uno scontro a fuoco presso il casello di Dalmine in cui perdono la vita due poliziotti e i suoi compari.

Matrimoni dal carcere

Nuovamente incarcerato, decide di sposarsi con una delle sue ammiratrici, una di quelle ragazze innamorate dell’immagine romantica del bel Renè. Il matrimonio diventa un pretesto per l’alleanza criminale con i Marsigliesi e il nemico di sempre, Turatello. Negli anni 80 ritorna all’attacco in una rivolta carceraria in cui trovano la morte alcuni collaboratori di giustizia, tra cui un ex compagno della banda, brutalmente ucciso dallo stesso Vallanzasca. Nel 1983 diversi pentiti accusano Vallanzasca e moglie di essere affiliati di Cutolo, entrambi usciranno assolti dal processo Tortora. Seguono un’evasione durante un trasferimento, un altro arresto e principiano le richieste di grazia, rifiutate dal Presidente della Repubblica allora in essere, Carlo Azeglio Ciampi. Gli anni 2000 sono un tira e molla di permessi per lavoro concessi e revocati ed, infine, di una sentenza definitiva per cui egli non potrà beneficiare di regimi di semi-libertà data la sua personalità così incapace di redenzione dall’attività criminosa. La somma delle condanne del bel Renè ammonta a 4 ergastoli e 295 anni di reclusione.

Che si dice in quartiere?

Di Vallanzasca parlano pricipalmente gli adulti, non i ragazzini e non gli anziani. Vallanzasca gode di una fama romanzata, quasi alla Robin Hood. La fuga, il fascino e la diluizione della gravità dei suoi crimini avvenuta di racconto in racconto lo rendono quasi un criminale mitico, un idolo un po’ colpevole, ma ammirevole. Il tribunale lo ha giudicato irredimibile, il quartiere gli ha concesso una tacita grazia. Il problema, oltre alla gravità di creare un meccanismo di accettazione quando non venerazione di un criminale, è che questa stessa “grazia” al quartiere non è stata concessa. Chi lascia l’auto al maxi parcheggio in Comasina per prendere la metro e andare a lavorare dentro la città si sente più sereno che a posteggiarla in una qualsiasi altra via della zona. Magari non si interessa al quartiere, ma certamente non si fermerebbe a fare un giro nella piazza qualora ne avesse il tempo. Il peggio rimane il pensiero collettivo, l’immagine del quartiere che viene raccontata al di fuori.

In vineria

Una sera, qualche anno fa, Save ed io abbiamo raggiunto alcuni amici per l’inaugurazione di una vineria. Tra gli amici c’erano anche persone mai viste prima, tra cui una ragazza bassina i cui occhi scuri erano praticamente nascosti dagli zigomi rotondi ed sproporzionatamente larghi. Vi chiederete come faccia a ricordare così bene quel viso dopo anni, ebbene mi ricordo anche che indossava un berrettino simile ad un basco e che aveva i capelli castani lisci e fini, con una frangetta rada e vagamente unta. Stavamo chiacchierando con lei ed un amico ed è saltato fuori che lei frequentava la stessa Accademia dove si è laureato Save, cosa che ha portato un excursus sulle scuole frequentate.

“e tu, che liceo hai fatto?”
“Lo scientifico brocca, sociopsicopedagogico.”

“Ma quale?”
“Era un liceo del mio quartiere” Le dissi il nome.

“Scusa ma da che quartiere vieni?”
“Dalla Comasina.”
“Oh, scusa eh. Non offenderti, ma ho dei pregiudizi sulla gente che viene da lì. Mi fanno paura.”

Potete immaginare cosa significhi sentirsi dire una cosa del genere? Venir chiamata parte de “gente che viene da lì.”, come se il quartiere fosse una piccola fognatura sporca da evitare nel tragitto che dal suo piccolo paesino di provincia la portava in una delle più rinomate accademie di Milano.  Io sono della Comasina, sono una laureata, ho visto mezzo mondo e parlo 3 lingue, ma per lei sono qualcosa di sbagliato, inferiore e decisamente pericoloso. Vorreste sapere che le ho risposto? Non ne vado fiera.

“Fai bene, in realtà. Alla mia gente non piacciono le persone come te.”

Sparatoria in pieno giorno, anni 70? No, 2018

Sono solo stereotipi? Sì, ma spesso corroborati da una fattualità preoccupante. La Comasina è un quartiere in cui esistono lo spaccio, i regolamenti di conti, persone che credono che per sbarcare il lunario ogni cosa sia lecita. Nel 2018 c’è stata un sparatoria, nel centro del quartiere, vicino all’uscita di una scuola. Le sparatorie non sono la norma, ma sono un evento che può causare danni sul lungo periodo. Per molti la Comasina non è un quartiere sicuro e dopo questo evento avvenuto in pieno giorno, è addirittura pericoloso. La verità è che la Comasina è un quartiere dimenticato, un po’ abbandonato a sé stesso e ad una mentalità pericolosa. Crescere con l’idea che lo Stato sia un nemico, che ogni mezzo per il fine sia lecito, che fare qualche soldo sia la cosa più importante in un luogo in cui è facile essere approcciati all’illegalità mette i ragazzini di quartiere in bilico su un filo sottile. Il filo non è lontano dal terreno che, al contrario, è solido e guida verso una vita lecita e gratificante ma il suolo è alla portata di un passo, di un’incertezza. Il suolo non guida da nessuna parte e procede per percorsi orizzontali o circolari. Qualcuno scivola e risale sul filo, molti filano dritti come fusi fino alla fine, senza inciampi, qualcuno scende presto e si accontenta subito, qualcun’altro nemmeno sa che esiste il filo. E sia chiaro, il suolo rimane lì anche nei decenni a venire, in attesa di una crisi, un brutto licenziamento o un imprevisto. In Comasina siamo brave persone, ve lo dico con il cuore in mano, qualcuno di meno bravo c’è, qualcuno di cattivo anche, come in ogni quartiere o in ogni parte di mondo. La differenza è che qui, dimenticati, sbandare è più facile, non ci sono reti e davvero, il suolo a volte sembra l’unica soluzione.

piazza Gasparri Comasina

Cosa vedere in Comasina

Ora voglio portarvi dentro il quartiere, mostrarvelo per com’è, senza fronzoli.

Piazza Gasparri

La fontana e La chiesa

Chiesa della Comasina

Le case popolari

Via Spadini Milano

Via Spadini

Il parchetto di Via Forni

Il Metropoli

Metropoli Milano

La porta di Villa Litta

porta di villa litta in Comasina

 

Affori

Dopo un giro in Comasina, proseguite per Affori e andate a visitare Villa Litta.

Dove mangiare

Un giorno mi piacerebbe svegliarmi e sapere che in Comasina hanno aperto almeno tre ristoranti, uno indiano, una trattoria e un ristorante asiatico. Se potessi ci metterei dentro anche un ristorante vegano. Mi piacerebbe che fossero gestiti da giovani, come accade in Romania, che fossero locali con una parte all’aperto per le sere d’estate. Nel frattempo vi posso raccomandare qualche piccola tappa tipica, quei luoghi in cui noi del quartiere abbiamo sempre preso un caffè o comprato kili di focaccia.

Nick e Jack’s

Questo bar è quello che ho frequentato sin da quando ero bambina. Ha cambiato gestione, ma il cuore del bar è lo stesso. Ci si ferma per un caffè e si chiacchiera del più e del meno, talvolta di un fatto, spesso di questioni personali. Quando passo di lì mi fermo per un caffè e mi metto a leggere, qualcuno si avvicina e mi chiede da dove sono tornata questa volta. Spesso me lo chiedono accompagnando la domanda con un po’ di finta rabbia scherzosa. I ragazzi che gestiscono il bar lo trattano come se fosse un membro della loro famiglia che potreste incontrare tutta seduta tra i tavolini in metallo. I cani possono entrare a patto che stiano simpatici a Milo, il Chihuahua che crede di essere un Rottweiler e che ringhia sempre al mio cane, perché in fondo il bar è casa sua. Per la cronaca, il mio cane pesa 40 kg, Milo ha coraggio da vendere e si tiene a distanza per buona misura.

Il panettiere

Noi diciamo “andare da Sheriff”. Verso la fine della Via Forni c’è un panificio a gestione Egiziana che sforna delizie a ripetizione. Quando ero piccola i miei genitori mi compravano sempre qualche panino al latte prima o dopo essere stati al parchetto. La gestione non è quella di quando ero piccola, ma il panificio è sempre lo stesso, gusto delle focacce compreso.

Dal siciliano

Aracini, cannoli, fritturine. Tutto quello che della Sicilia vi potrebbe mancare a Milano lo trovate qui.

Vi dico un segreto

In Comasina e nei quartieri limitrofi esistono molti Air b’n’b. Meno costosi di quelli del centro e collegati alle zone più affascinanti della città dalla M3, (Comasina M3), vi consentiranno di soggiornare a Milano senza spendere una fortuna, senza rinunciare ai servizi, anzi con un guadagno in quel senso vista la presenza di molti supermercati, e con la sicurezza di aver immesso denaro nella direzione giusta. Per risparmiare a Milano, Comasina e Affori sono quello che fa per voi.

Metro Comasina

Il futuro della Comasina

L’impegno per rendere il quartiere migliore c’è e si vede. Progetti edilizi volti a creare un ambiente più disteso, sfruttando la presenza straordinaria di aree verdi, stanno riempiendo le zone abbandonate di edifici dagli appartamenti enormi e quasi sempre con terrazzo. La stessa Piazza Gasparri è stata re-inaugurata di recente, appena nel 2019, dopo essere stata rielaborata per essere più accogliente, tavoli da ping pong in cemento compresi. L’arrivo della metro poi, è stato provvidenziale, ha finalmente teso la mano al quartiere trasportandolo in centro in pochi minuti. I ragazzi della Comasina studiano, tanto. Non tutti e non sempre, ma molti si danno da fare, si impegnano e lasciano intravedere un futuro eccezionale. Una delle ragazze a cui impartisco lezioni private è una delle ragazzine più intelligenti e diligenti che abbia mai conosciuto, quando scivola chiede aiuto perché le sue ambizioni volano alte. Anche chi ci vive da sempre fa di tutto per migliorare il quartiere, nell’aspetto come nella sostanza. Durante questa epidemia la Comasina è stato uno dei primi quartieri ad organizzare uno stand solidale per aiutare chi andava incontro a difficoltà gravi a causa della cessazione dell’attività lavorativa ed era, probabilmente, l’unico bread winner del nucleo familiare.Ed ora, in questa fase, sono stati tra i primi a dar fiducia e denaro agli esercizi rimasti chiusi per più di due mesi. Il futuro della Comasina è roseo, prati e parchi inframmezzati da strutture abitative nuove e servizi sempre più efficienti. Certo, non mancano i problemi, ma in Comasina ci si impegna per fare di più.

Autobus in Comasina

Come si dimentica un quartiere

Comasina esiste ed è per questo che ho scritto queste parole. Nel mondo ci sono miliardi di Comasine, luoghi pieni di storie dimenticate, di persone non calcolate, di asili nido lasciati senza acqua calda in inverno. Se esistono a Milano, la perla d’Italia, provate ad immaginare cosa possa esistere a Nuova Delhi, a Stone Town, in Cambogia e via così. Essere turisti responsabili significa anche questo, cercare di scoprire per non dimenticare nessuno. Sono felice che abbiate letto questo articolo sulla Comasina, che abbiate letto la storia della banda che ne ha costruito la fama peggiore e che abbiate scoperto il nome del bar dove prendo il caffè quando passo di lì.

Benvenuti in Comasina, speriamo che la vostra permanenza sia piacevole.

 

[1] Wikipedia, Comasina

 

4 Comments

  • Raffa?
    Posted 25th Maggio 2020 at 9:30 am

    Abito in Comasina da quando avevo 8 anni… sono passati 41 anni da allora quando mi trasferii qui nella casa che era stata di mia nonna.
    Ora lì ci vive ancora mia mamma e io abito nella “casa degli infermieri” a due minuti a piedi da lei…
    Sulla carta d’identità io e la mia famiglia risultiamo a Novate (la casa é situata sul confine tra Milano e Novate Milanese) ma fisicamente e mentalmente siamo della Comasina in tutto e per tutto…
    Ne ho sentite tante sul nostro quartiere e dopo aver letto questo bellissimo articolo scritto col cuore mi sono commossa e ho provato rabbia per il fatto che é ancora oggi un quartiere dimenticato ma al contempo mi sento orgogliosa di farne parte (con i suoi pro e contro).
    C’è tanta brava gente qui, di ogni dove, che deve convivere con delinquenti e non… ma per me é la normalità e forse siamo persino fortunati perché un quartiere così ci insegna a guardare l’altro Oltre la superficialità dell’aspetto o dei pregiudizi.

  • Jennifer
    Posted 26th Maggio 2020 at 10:35 am

    Sono della periferia di Milano e sì, questo quartiere non ha mai avuto una bella fama ma in realtà come tanti altri..Grazie per come l’hai descritto e spiegato, mi sento sempre fiera quando si parla di Milano e dintorni e tu hai saputo dettagliare a meraviglia! 😉

  • Alex
    Posted 11th Luglio 2020 at 2:06 pm

    Condivido solo in parte descrizione e lettura. Periferie e hinterland di Milano non si possono assolvere, “una sparatoria in pieno giorno”, è un fatto gravissimo, che in un luogo civile non dovrebbe nemmeno esistere nella mente di chi lo abita. Comprendo il tentativo di nobilitare qualcosa che nobile non è, di mostrare il coté della brava gente – che esiste – come dovunque, ma non possiamo dimenticare che in molte zone della città – e sempre ai suoi margini – in molti casi lo stato non esiste, o meglio esiste uno stato nello stato, e sappiamo governato da chi, per quali fini e con quali esiti. Dov’è la microcriminalità in questo quadretto, dove sono le “famiglie” che credono di poter fare il bello e cattivo tempo nell’apparente ignoranza delle istituzioni – e lo fanno, stato nello stato – dov’è la rabbia per essere condannati ad essere un ghetto. Ecco la malattia della stragrande maggioranza delle periferie di tutto il mondo, non è certo la Comasina ad essere la più brutta, ma appartiene alla specie: una tara dalla nascita, una nascita nell’ingiustizia, uno sviluppo accompagnato dalla malattia primordiale: il ghetto. Restate lì, voi. Perchè nessun sindaco ha mai abitato in una di queste strade? O un assessore..? Sono forse uguali le scuole medie di via della Spiga a quelle del quartiere? Eppure sono tutte pubbliche, e lo Stato è il medesimo ovunque nel suo territorio. É uguale il livello di criminalità nel quartiere e in via XX Settembre? Eppure appartengono allo stesso comune. Perchè i motorini rubati devono essere abbandonati qui e non in corso Indipendenza, perchè le case popolari devono essere ammassate qui (vecchia questione che accompagna l’edificazione dell’edilizia economica popolare dal dopoguerra, l’espulsione dei ceti meno abbienti dal centro borghese, andatevene lì, voi), perchè lo spaccio deve avvenire qui e non in corso Magenta. Perchè lo stato dev’essere assente qui e presente altrove. Dov’è scritta la regola. Chi l’ha scritta. Finché esisterà l’ingiustizia, finché la società fingerà di ignorarla, o mimerà un intervento con provvedimenti insignificanti, non ci saranno periferie di cui andar fieri. Esse sono solo il sintomo – il gigantesco dente cariato – della malattia.

    • Always Ithaka
      Posted 12th Luglio 2020 at 10:10 am

      Ciao, l’articolo ha come obiettivo quello di rivendicare esistenza e dignità delle periferie, non quello di fornire elogi laddove vi sia criminalità che in questo articolo è apertamente condannata. Siamo fermamente convinti che proprio parlando dei quartieri “dimenticati” questi possano tornare ad essere considerati ed aiutati, mossi da questo intento abbiamo realizzato questo servizio per contrastare l’idea che lo scomodo vada rimosso ed espulso dal dibattito. I disagi sono alimentati dalla discriminazione e dall’assenza di interventi, l’invisibilità è il peggior nemico delle periferie e dei quartieri malfamati. Siamo concordi nell’affermare che debba diffondersi un intervento statale più capillare e capace di comprendere le miriadi di peculiarità che coesistono nelle periferie d’Italia. Ciò detto, da abitante della Comasina sono fiera di quel che riesce ad essere nonostante gli impedimenti strutturali e l’inciampo di partenza con cui corre una corsa impari ed auspico che un giorno possa correre priva di zavorra.

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