Bolsonaro è stato ufficialmente denunciato al Tribunale Internazionale per crimini contro l’umanità. A presentare il dossier d’inchiesta, di ben 300 pagine, è stata l’associazione austriaca All Rise che ha documentato come dal 2019, inizio della presidenza di Bolsonaro, la deforestazione della foresta amazzonica sia drasticamente aumentata.
Jair Bolsonaro sta alimentando la distruzione di massa dell’Amazzonia con gli occhi ben aperti e con piena consapevolezza delle conseguenze
Johannes Wesemann, fondatore di AllRise
I capi d’accusa comprendono anche la gestione della diffusione del coronavirus in Brasile i cui 600.000 decessi costituiscono un record per il Sud America. Numeri questi da cui Bolsonaro chiede di non essere annoiato durante le conferenze stampa : “In which country did people not die? Tell me!” e ancora, “Look, I didn’t come here to be bored.”
Bolsonaro vende l’amazzonia all’industria della carne
Perché l’amministrazione Bolsonaro non si occupa di tutelare il patrimonio umano e naturalistico costituito dalla foresta amazzonica? Semplicemente, per profitto. La presenza della foresta amazzonica e la sua tutela sono ostacoli all’espansione dell’industria agroalimentare. Nel 2020 il tasso di deforestazione ha raggiunto il picco degli ultimi 12 anni. Nel 2019 il cielo di San Paulo era stato oscurato dal fumo proveniente dagli incendi in corso. La modalità di acquisizione delle terre è piuttosto semplice, improvvisa e pericolosa. I taglialegna arrivano all’improvviso con macchinari e attrezzatura per iniziare a deforestare il più velocemente possibile, soprattutto nelle zone in cui vivono le popolazioni indigene, le principali difensore della foresta. I diritti delle popolazioni indigene sono sotto attacco costante e coordinato proprio perché costituiscono un’importante linea di difesa contro la distruzione dell’Amazzonia. Ogni due giorni, riporta Vatican news, una persona indigena impegnata nella difesa di amazzonia e popolazioni indigene viene uccisa, il tasso di uccisioni ha visto una rapida impennata, pari al 60%, tra il 2019 e il 2020.

L’evangelizzazione dei popoli indigeni
Anche le compagnie di evangelizzazione coatta svolgono un ruolo non secondario nella distruzione ambientale. Queste operazioni, mascherate come eventi salvifici atti a portare cibo e medicinali, hanno in realtà lo scopo di convertire le popolazioni indigene al culto evangelista. Jair Bolsonaro cattolico di tradizione ed evangelista per convenienza, ha lasciato libertà di azioni ai gruppi locali proprio per il potenziale duplice tornaconto: da un lato solidificare il favore dei gruppi evangelici, assurti a vera e propria lobby politica, dall’altro rimuovere gli ostacoli umani alla deforestazione. Le popolazioni indigene infatti sono state riconosciute essere centrali nella tutela della foresta amazzonica.
Nel maggio 2016 il pastore e leader del Partito sociale cristiano (Psc) Everaldo Dias Pereir lo ha immerso nel fiume Giordano durante una visita in Israele. Prima di completare la cerimonia del battesimo, gli ha domandato: “Credi che Gesù sia figlio di Dio?”. “Credo”, ha risposto il deputato e militare in pensione che ha condotto la sua campagna elettorale basandosi su convinzioni xenofobe, misogine, omofobe e reazionarie che ricordano il Grande dittatore di Charlie Chaplin.
Internazionale, Jair Bolsonaro benedetto dalle chiese evangeliche brasiliane

Come avviene la deforestazione?
Le modalità di deforestazione applicate per ridurre il volume della foresta amazzonica sono molteplici. Quella più nota è l’uso di incendi dolosi, capaci di propagarsi velocemente e rendere inabitabile un territorio in poche ore. Appiccando gli incendi, 2500 nel solo 2020, è possibile distruggere la densa vegetazione, allontanare o uccidere la fauna e ridurre la quantità di detriti da rimuovere. Con il disboscamento classico, invece, gli alberi vengono abbattuti sistematicamente. In entrambi i casi le popolazioni indigene vengono facilmente allontanate perché, in caso di resistenza, rischierebbero di perdere la vita nelle operazioni di deforestazione.
Per cosa si deforesta?
La deforestazione permette di acquisire larghe porzioni di terreno da destinare a diversi usi, primi fra tutti quelli agroalimentari e quelli estrattivi. Le attività estrattive nella regione brasiliana dell’Amazzonia hanno subito un incremento del 5% nei territori abitati dalle popolazioni indigene. L’industria si concentra principalmente sull’estrazione di oro, che richiede l’uso di agenti altamente inquinanti. Per lavare le sabbie aurifere è necessario l’uso del mercurio che, data anche l’assenza di controlli adeguati, finisce inevitabilmente con il contaminare le falde acquifere. Il Ministero Pubblico Federale ha dichiarato che nel periodo intercorrente tra il 2019 e il 2020, per estrarre 49 tonnellate di oro, principalmente destinate al mercato canadese, britannico e svizzero, sono state impiegate circa 100 tonnellate di mercurio. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale brasiliano le attività estrattive sono aumentate del 44% dall’inizio della presidenza di Bolsonaro.

I terreni ricavati nell’area del Cerrado, riportano Greenpeace Unearthed e L’Ufficio di Giornalismo Investigativo, è stata rasa al suolo nel 2020 per fare spazio a coltivazioni di soia. Le coltivazioni di soia, oltre alla piccola percentuale destinata al consumo umano pari al 7% della produzione totale, servono principalmente a produrre mangime per il bestiame a cui è destinato circa il 77% della soia prodotta. La quantità restante viene impiegata nella produzione di biocarburanti o oli vegetali. L’industria della carne e dei prodotti caseari, oltre a necessitare di ampi spazi per poter allevare i miliardi di capi di bestiame necessari alla produzione di cane e latticini, necessità di ingenti quantità di foraggio per la cui coltivazione vengono sottratte risorse preziose comuni. Il degrado della qualità dell’aria, l’incremento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, si sommano quindi anche alle emissioni di metano generate dall’allevamento intensivo. A ciò debbono aggiungerei le esternalità negative dell’industria estrattiva e raffinativa che sottrae terreno all’Amazonia. Si tratta a tutti gli effetti di una doppia predazione che non comprende solo la distruzione iniziale ma anche un’ulteriore inquinamento dettato da produzione e trasporto.
Quanta foresta amazzonica è stata perduta?
I tagli al ministero dell’ambiente e a quello delle rinnovabili consentono di operare manovre persino più drastiche e non è un caso che al momento attuale Bolsonaro stia denunciando una futura carenza di fertilizzanti per incentivarne la produzione. Dall’insediamento di Jair Bolsonaro la deforestazione è aumentata dell’88%, con una perdita di circa 3900 chilometri quadrati di alberi. La distruzione dell’Amazzonia è proceduta ad una velocità tale per cui essa non solo è più considerabile il polmone verde del pianeta, ma è diventata un ambiente in cui la produzione di CO2 eccede la sua stessa capacità di riassorbimento. All’inizio del 2021 le stime indicavano che il 20% della foresta amazzonica è diventato una fonte di emissioni di CO2 nell’atmosfera.

La responsabilità di Bolsonaro
Jair Bolsonaro è direttamente responsabile del degrado estremo della foresta amazzonica. Dall’inizio del suo mandato egli ha incentivato le attività di deforestazione e le attività minerarie. Essendo parte del suo potere derivato dall’appoggio delle chiese evangeliste, spesso colluse con il narcotraffico e la criminalità organizzata brasiliana, Bolsonaro non ha solo incentivato e tollerato progetti di evangelizzazione e diffusione della fede ma vi ha addirittura orientato i fondi destinati al sistema di erogazione di cure destinate alla salute mentale. Nel 2019 le chiese evangeliche impegnate nell’erogazione di servizi privati di assistenza sanitaria finalizzata alla salute mentale hanno ottenuto, senza direttive ufficiali, circa 7.8 milioni di dollari.
Pur affermando di offrire cure per la dipendenza da droga, le comunità terapeutiche in realtà accolgono persone senza fissa dimora che vengono “scaricati” dalla polizia senza il loro consenso nelle principali capitali del paese quando i rifugi sono pieni. Le ispezioni degli attivisti per i diritti umani, compreso il Meccanismo Nazionale di Prevenzione del Brasile per combattere la Tortura, hanno rilevato un’ampia gamma di violazioni dei diritti umani, inclusi molteplici casi confermati di tortura, aggressione sessuale, abusi sui minori, lavoro forzato, conversione religiosa forzata e pratiche di conversione dell’omosessualità. All’inizio di quest’anno, citando violazioni dei diritti umani, una corte federale ha proibito l’ospedalizzazione dei bambini nelle comunità terapeutiche, dando ai centri 90 giorni per conformarsi all’ordine.
Aljazeera, Bolsonaro is destroying mental health care to favour evangelicals
Le azioni promosse da Bolsonaro, inoltre, hanno portato alla decimazione delle popolazioni indigene la cui esistenza è sempre più minacciata e marginalizzata. Anche la diffusione del covid-19 non arginata e spesso negata dallo stesso presidente, attualmente non vaccinato, hanno contribuito a ridurre la minaccia di resistenza costituita dalle popolazioni indigene. Le morti per covid-19, il negazionismo, la collusione del sistema politico con quello religioso e criminale, la distruzione ambientale e faunistica e la discriminazione sistemica sono solo i più eccitanti capi d’accusa imputabili al presidente criminale.