Alexander Lukashenko, il presidente Bielorusso in carica dal 1994, sta usando i migranti come mezzo di ritorsione e aggressione contro l’Unione Europea. La tratta di Lukashenko è un percorso che inizia all’esterno dell’Unione e si cristallizza lungo i confini, militarizzati e prossimi ad essere murati.
Il percorso di sfruttamento principia in Iraq, dove sedicenti agenti di viaggio, rendono accessibili voli e acquisiti a chi cerca di raggiungere l’Europa, con la promessa che la vita lì si rivelerà semplice e accessibile. Giunte a Minsk, le persone migranti passano immediatamente in una condizione di clandestinità. Scesi dall’areo, non vengono indirizzati verso strade o alberghi, ma vengono condotti nella foresta. Il confine tra Polonia e Bielorussia, quindi il confine con l’Unione Europea, è attraversato da Białowieza, una fitta foresta primordiale. Białowiezaè habitat di diverse specie, tra cui lupi e bisonti. Si tratta di una rara sacca di biodiversità preservata nel cuore dell’Europa, un ambiente minacciato dal disboscamento illegale e dalla crescente militarizzazione.


I migranti sono quindi condotti, con la promessa di un luogo di accesso, nella foresta ed è lì che il percorso, inesorabilmente finisce. Si ritrovano quindi isolati, chiusi in una terra di nessuno in attesa di riuscire a conquistare uno spazio per raggiungere la meta. Tornare indietro è impossibile tanto quanto proseguire, da un lato il confine EU militarizzato e chiuso con un muro di filo spinato impediscono il passaggio, dall’altro le canne di fucile dei militari Bielorussi respingono qualsiasi rientro. Di pochi giorni fa il filmato che mostra i miliari Polacchi impegnati a respingere i migranti con idrogetti. La Polonia, oltretutto, ha rifiutato il sostegno della Frontex, l’agenzia che si occupa di gestire i confini dell’Unione.

Le persone migranti rimangono, come spesso accade, prigioniere di un limbo. In attesa perenne di qualcosa che rischia di non accadere. Ed è qui che la foresta e le condizioni climatiche iniziano ad essere estremamente pericolose, soprattutto all’avanzare dell’inverno. I piccoli campi che stanno sorgendo lungo il confine non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza dei migranti, già ad agosto sono stati rinvenuti i primi corpi esanimi congelati. Con l’arrivo del gelo l’umidità della foresta rischia di aumentare esponenzialmente la mortalità.

Le operazioni attivate da Lukashenko sono a tutti gli effetti una tratta di esseri umani. Lo scopo, infatti, è quello di orientare una massa di individui verso i confini UE per esercitare pressione politica, quindi come ritorsione per le sanzioni ricevute. Lukashenko, inoltre, non perdona ad alcuni paesi, Polonia e Lituania in testa, di star ospitando dissidenti politici. C’è poco che il presidente Bielorusso non sia disposto a fare per acquisire tali individui, ne è stato drammatico esempio il dirottamento di Stato di un volo di linea compiuto per far giungere Pratasevich a Minsk e arrestarlo.
Merkel e Macron sperano che facendo affidamento sull’influenza di Putin, la situazione possa distendersi. De facto, telefonate e richieste sono un potenziale indebitamente dell’UE con un uomo che sta riuscendo ad ultimare la transizione da un regimante autocratico ad uno autoritario. Riconoscere l’autorità e il potere di Putin rischia di essere un pericoloso precedente capace di snudare un equilibrio di potenza estremamente sfavorevole per i principi su cui si basa l’UE. D’altronde, che per ragionare con un dittatore che compie sistematicamente violazioni dei diritti umani ne servisse un altro è un triste assioma.
Ciò che resta sono i migranti al confine e il destino che li attende, determinato probabilmente da favori e concessioni. Un destino che non è limitato regionalmente, ma che inizia ben più in là che nel Medioriente e coinvolge perfino le persone Afghane, quelle di cui non ci saremmo più dovuti dimenticare ma che, ad oggi rischiano di morire in patria e lungo il confine chiuso dell’Europa.

La tratta di Lukashenko è una tratta di esseri umani di stato, e come tale andrebbe denunciata e punita.